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Buon anno! Non sono impazzita

Oggi è lunedì.
Tipicamente il giorno di inizio di una nuova settimana.
Oggi, però, in Cina non è solo lunedì. E’ anche il primo giorno del nuovo anno: l’anno della Scimmia.
Da ieri sera, vigilia di capodanno, i cinesi in patria e emigrati festeggiano un nuovo inizio.

Lanterna Rossa

Perché vi racconto tutto questo?
Perché sabato sono stata in Cina. Mezz’ora di auto ed ero arrivata.
No, non sono ammattita. E’ stato proprio come se fossi entrata in un mondo lontano migliaia di chilometri, anche se ero vicino a casa.
Sono stata turista per casa insieme ad un gruppo di persone che si è addentrata nella più grande comunità cinese in Europa, dopo Londra e Parigi. Quella di Prato.
Vi ricordate Emanuela? La mia compagna pasticcera con cui abbiamo preparato a distanza (insieme a Barbara) la torta francese al cioccolato che ho portato tra queste pagine per augurarvi buon anno?
Ecco, proprio lei, ha organizzato un walking tour per la Chinatown pratese, guidati da uno chef molto particolare: Chef Kumalè.
Dopo anni che ritagliavo le sue ricette dal venerdì di Repubblica, ho scoperto che Chef Kumalè non è uno chef e non è nemmeno straniero.
In realtà si chiama Vittorio Castellani ed è un giornalista, gastronomo e appassionato viaggiatore, o come si definisce lui: un gastronomade.
Ha una parlantina incredibile e un’incredibile passione per tutte le culture del mondo che ha conosciuto e scopre continuamente attraverso i viaggi, di impronta gastronomica, che fa in giro per il pianeta. Ha una profonda conoscenza delle tradizioni, dei costumi e delle usanze gastronomiche di tanti popoli diversi e ha avuto anni fa l’intuizione geniale che per avvicinare culture diverse, spesso non importa allontanarsi tanto da casa. Un lato buono della globalizzazione e della multietnia è che non importa arrivare fino in Cina, per esempio, per conoscere ed avvicinarsi alla cultura cinese, ma basta aprire la mente e fare quattro passi nelle nostre città.
Così, come #turistipercasa ci siamo ritrovati in Via Filzi, a Prato, che è il fulcro del quartiere cinese della città e lì abbiamo aperto mente, occhi e palato davanti a ciò che prima vedevamo ma non guardavamo.
Ed abbiamo scoperto, dai racconti di Chef Kumalè, che l’origine della festa di capodanno è legata alla leggenda del dragone Nian, che usciva dalla sua tana una volta ogni dodici mesi per nutrirsi di uomini. Questi, per evitare la carneficina, usavano le lanterne con la loro luce per abbagliarlo ed i rumori forti per spaventarlo: e così l’evoluzione della tradizione ha portato, in tempi moderni, alla nascita dei fuochi d’artificio!
Inoltre, essendo il dragone spaventato dal colore rosso, nell’occasione del capodanno tutto o quasi si tinge di questo colore: dai vestiti, alle lanterne, alle laccature.
E’ tradizione anche fare le pulizie nei giorni precedenti (come noi per Pasqua) e saldare tutti i debiti, con la speranza che l’anno nuovo sia prospero, infatti l’augurio che ci si scambia in questa occasione è il ‘Gung hei faatchoi’, che ha poi assunto il significato di ‘Ti auguro tanti soldi’!

I festeggiamenti per il nuovo anno iniziano la sera della vigilia (proprio come il nostro San Silvestro) con una cena sontuosa e ricca di cibi prelibati e costosi, consumata in genere in famiglia ed in cui non mancano mai il il pesce (perché pesce in cinese ha un suono molto simile alla parola abbondanza) ed i ravioli, in tutte le loro varianti.
Il dolce è spesso fatto da riso glutinoso (che in realtà è senza glutine ma una volta cotto risulta molto appiccicoso). Si tratta di un dolce particolare, che serviva ad impastare la bocca a colui che avrebbe dovuto raccontare a Dio come ci si comportava sulla Terra, per cui, con la bocca impastata sarebbe stato difficile raccontare cose sconvenienti!

Al supermercato

Mentre Chef Kumalè ci raccontava tutto ciò, abbiamo visitato qualche negozietto tipico, un supermercato, il fruttivendolo, la gastronomia e ad ogni sosta abbiamo guardato con occhi diversi cose che prima potevano sembrare insignificanti o di poco valore, ma che Vittorio ci ha illustrato e ci ha fatto vivere in profondità, con le sue storie e racconti.
Una cosa che mi ha colpito, a parte il fornello con pentola incorporata usato nelle yurte (le tende usate dai nomadi mongoli), che si vede qui sotto in foto, mi ha colpito la definizione data al Wok: uno dei modi di cucinare più ecologico che ci sia. In effetti, la tecnica di portare la pentola ad alte temperature, unita all’abitudine di cuocere gli alimenti tagliati in piccoli pezzetti, consente di usare una quantità minima di gas (niente a che vedere con quello che usiamo noi per gli stufati o le altre lunghe cotture)!

Chef Kumale

Abbiamo visto verdure insolite come i taro (tuberi ricchi di amido ma più acidi delle nostre patate), i funghi King Oyster dall’enorme gambo candido, i germogli di bambù, le radici di loto, abbiamo scoperto l’uso del crisantemo come verdura e dei suoi fiori come tisana, abbiamo visto pesci particolari (ovviamente surgelati, dato che arrivano proprio dalle coste cinesi), salse per ogni tipo di pietanza, tofu liquido, denso, affumicato o a striscioline.

King Oyster Mushroom
Taro

In gastronomia

Ed abbiamo concluso il giro dove non potevamo non andare: una sosta veloce in un ristorante tipico, in cui oltre alla sala centrale, ci sono salette private per le famiglie, con il caratteristico ed enorme tavolo tondo con il centro girevole per passarsi le pietanze.
E qui abbiamo visto e assaggiato (me compresa) di tutto ed in ordine sparso: lingue di anatra,  costine di maiale in agrodolce, torta di riso glutinoso (che a me è parso avesse il sapore dell’albume sodo), meduse, tofu (che non ha niente a che vedere con i panetti duri che si trovano al super), croccante al sesamo nero, orecchie di maiale, dolcetti al cocco.
Tutti piatti che di solito non si trovano al cinese, o si trovano solo se ci vai con cinesi.

Al ristorante

Al ristorante

Il tempo non è trascorso, direi che è proprio volato via e solo alla fine ci siamo accorti che in quasi quattro ore di passeggiata, non avevamo fatto più di 300 metri!!

E’ proprio vero che il viaggio è nella testa!
Buon anno della scimmia e Gung hei faatchoi!

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4 Comments

  • Reply Claudette

    Ogni augurio è sempre gradito! E ogni occasione per conoscere e imparare è sempre affascinante. …

    8 Febbraio 2016 at 12:07
    • Reply gaia

      La curiosità apre la mente !

      9 Febbraio 2016 at 21:52
  • Reply Giulia

    Che esperienza interessante! Ho conosciuto Vittorio Castellani anni fa in occasione di una cena africana a Torino e la ricordo ancora come una giornata memorabile.
    Bellissimo andare alla scoperta di una cultura così diversa e misteriosa con una guida d'eccezione come lui!
    Un abbraccio

    8 Febbraio 2016 at 13:35
    • Reply gaia

      Vittorio è davvero coinvolgente e senza di lui non avremmo soffermato i nostri occhi e interesse su tutte quelle cose che ci ha fatto scoprire. Basti pensare, per esempio, alla pentola mongola che ci ha illustrato in un negozio: io l'avrei guardata e sarei passata oltre.
      Invece c'è tutta una storia, un uso e tanta tradizione che senza di lui sarebbe rimasta nascosta!

      contraccambio l'abbraccio!

      9 Febbraio 2016 at 21:57

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